San Benedetto da Norcia


Oltre 300 chilometri da Norcia, alle propaggini dei Monti Sibillini, a Subiaco, nell'alta valle dell'Aniene, fino a Cassino, nella valle del Liri, attraversando i luoghi piú significativi della vita di San Benedetto da Norcia. Il Cammino di San Benedetto si articola su 16 tappe attraverso sentieri, carrarecce, e strade a basso traffico, percorrendo valli e monti di Umbria e Lazio. Ogni tappa è una scoperta: con la lentezza permessa dal viaggiare a piedi o in bicicletta, il Cammino consente di vivere un'intensa esperienza spirituale e di scoprire il cuore di un'Italia bellissima e sconosciuta.

 

LA "REGOLA" DI SAN BENEDETTO 

San Benedetto visse in una delle epoche più travagliate della storia d'Italia: quella delle guerre gotiche tra Goti e Bizantini che, con alterne vicende, insanguinarono la nostra penisola tra la morte di Teodorico (526) e l'invasione dei Longobardi (568). Carestie, massacri, deportazioni; ed alla contrapposizione delle razze si aggiungeva quella delle religioni, visto che il cattolicesimo dei Romani non era condiviso dai barbari di religione ariana. Benedetto nacque a Norcia intorno al 480, appena dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Come tutti i figli di nobili, adolescente si recò a Roma, per compiervi gli studi. A una città in balìa dei barbari si era aggiunta anche una profonda crisi morale, di cui il giovinetto avvertì subito il pericolo. Allora si ritirò nella solitudine della valle dell'Aniene, in una grotta nei pressi di Subiaco. Il giovane eremita non rimase però a lungo nascosto: ben presto la sua fama di santità gli attrasse numerosi discepoli. Fu richiesto come abate da una comunità di monaci che si trovava nelle vicinanze, a Vicovaro. Ma fu un'esperienza negativa ed egli fu costretto a tornare nella sua grotta di Subiaco, attorno alla quale organizzò una colonia monastica, formata da dodici piccoli cenobi con dodici monaci ciascuno. L'invidia di un prete del luogo lo indusse ad abbandonare anche Subiaco, e insieme ai discepoli più fedeli si recò a Cassino, sul cui monte fondò, intorno al 529, la celebre Abbazia di Montecassino. Qui donò ai suoi monaci la Regola, e vi morì, secondo la tradizione, il 21 Marzo dell'anno 547, quaranta giorni dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica con la quale ebbe comune sepoltura. I "Dialoghi" di San Gregorio Magno riferiscono che San Benedetto spirò in piedi, con le braccia sollevate in preghiera verso il cielo. 


IMMAGINI DI SAN BENEDETTO

 La Regola di San Benedetto  consta di un prologo e di 73 capitoli e rappresenta la sintesi più matura delle esperienze monastiche precedenti. Dopo un primo momento di coesistenza con altre legislazioni monastiche, la Regola finì per prevalere ed essere adottata in tutti i monasteri, in forza della sua intrinseca validità. Dal prologo fino all'ultimo capitolo, San Benedetto istruisce ed esorta i monaci. Lo stile è calmo e sereno, come un discorso familiare, fin dalle prime parole: "Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro, e tendi l'orecchio del tuo cuore; accogli di buon animo i consigli di un padre che ti vuole bene per ritornare con la fatica dell'obbedienza a Colui dal quale ti eri allontanato per l'accidia della disobbedienza".   

IL DONO DELLA REGOLA

Il dipinto rappresenta simbolicamente l’ingresso della Congregazione di Monte Oliveto nella grande orbita del monachesimo benedettino per mezzo della Regola di san Benedetto.

Sul seggio abbaziale Benedetto, maestoso e paterno nella bianca cocolla e nel gesto largo delle braccia, offre due copie della sua Regola ai monaci olivetani.

Antonio Bazzi detto il Sodoma
Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, Chiostro grande