Eremo della Madonna della Stella


"Se restaurare una chiesa, un dipinto, un organo, un manufatto significa afferrare il testimone lasciatoci dalle nostre comunità, dove la committenza, pubblica e privata, era una consuetudine, faceva parte del sentire comune e nel contempo un dovere di condivisione e consapevolezza di un destino comune, quasi un obbligo, questo obiettivo è stato pienamente raggiunto".  

Dalle parole del Sindaco di Poggiodomo alla riapertura dell'Eremo il 17 maggio 2015.


IL RESTAURO

I lavori di restauro dell'Eremo hanno riguardato la messa in sicurezza della parete sovrastante la chiesa, il consolidamento dell’edificio con il rifacimento del tetto, la stuccatura delle pareti esterne, la ripulitura interna. Il restauro dell’intero ciclo pittorico ha riguardato anche il vano dell’ex sacrestia dove sono venute alla luce nuove figure di santi che erano state completamente ricoperte dalla fuliggine. La rimozione del muro divisorio tra l’ex sacrestia e la chiesa ha permesso di avere uno stupendo quadro d’insieme del ciclo pittorico. Partendo da destra si ammirano, rivestite dei colori originali, due Pietà, San Michele Arcangelo, la Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro e Paolo, Santa Caterina di Alessandria con la ruota della tortura, Santa Lucia con le fiaccole ad illuminare il giorno più corto dell’anno, il 13 dicembre, e San Benedetto con il libro della regola in mano. Seguono, nell’ex vano della sacrestia, Sant’Antonio Abate con un piccolo cinghiale ai piedi, un'altra Madonna in Trono e, inginocchiati, di nuovo Sant’Antonio Abate e il suo maestro San Paolo di Tebe che, come nella tradizione degli antichi eremiti, ha le unghie dei piedi arrotolate e la veste tessuta con foglie di palma. Il titolo di Madonna della Stella, da sempre legato al vestito trapunto di stelle che Maria indossa nell’affresco centrale, dopo il restauro trova una  nuova  giustificazione  nel cielo stellato che è stato  mirabilmente  riportato alla luce nel  vano  della  sacrestia.  "E come tanti altri luoghi della Valnerina - conclude sempre il Sindaco Egildo Spada -  il santuario della Madonna della Stella sintetizza lo spirito identitario del territorio perché qui è condensata la storia, la fede, la tradizione, la natura che esaltano il valore dell’homo faber, dell’uomo che vive nella storia e costruisce i luoghi in cui vivere ed abitare con un impegno plurisecolare".


SCORCI DELL'EREMO DELLA MADONNA DELLA STELLA


LA STORIA DELL'EREMO

Le vicende storiche dell'Eremo della Madonna della Stella risalgono al secolo VIII quando, alla confluenza di Valle Noce e Valle Marta, lungo gli antichi itinerari che, provenienti da Leonessa e Cascia, confluivano verso Spoleto, sorse il Monasterium S. Benedicti in Faucibus o in Vallibus, soggetto all'Abbazia di S. Pietro di Ferentillo (720 d.C.). La costruzione del monastero, lungo un nodo stradale così importante, è da legare sia alla politica di controllo del territorio esercitata dai duchi di Spoleto, sia più in generale all'opera di evangelizzazione e di espansione del monachesimo nella montagna. Nel solo territorio di Cascia, infatti, erano attestati nello stesso periodo ben undici celle monastiche e una quindicina di monasteri benedettini: non va infatti dimenticato che nel 480 nacque a Norcia San Benedetto nel cui nome l'aspirazione monastica si concretizzerà in una miriade di celle e monasteri.  Il declino dei Benedettini in tutto il territorio, verificatosi dal 1200 in poi, favorì l'insediamento di un altro ordine, quello degli Agostiniani, che progressivamente presero possesso dei beni e dei monasteri abbandonati dai primi. Fu così che nel 1308 il Capitolo Lateranense concesse i possedimenti, precedentemente incorporati, ai frati Andrea da Cascia e Giovanni da Norcia, eremiti dell'ordine di Sant'Agostino di Cascia, con il solo obbligo di versare un danaro all'anno in favore della chiesa di San Benedetto in occasione della festa del Santo.

Risalita la stretta valle, i due eremiti diedero inizio all'opera di edificazione dell'eremo attuale che poi prese il nome di Santa Croce in Valle. Alla nuova chiesa, in parte ricavata scavando nella roccia, si aggiunsero con il tempo una decina di celle monastiche, ricavate anch'esse nella parete rocciosa con l'aggiunta di parti murarie. Alla vita comunitaria intorno alla chiesa ed al refettorio, dislocato sul piazzale limitrofo e di cui rimangono solo alcuni fregi sulla parete a monte, si affiancava quella del silenzio e della meditazione nell'alveare di celle scavate nella roccia. Nel 1416 la chiesa fu abbellita con un bellissimo ciclo pittorico che, grazie al recente restauro (vedi sopra), è oggi tornato agli antichi splendori. Con il passare degli anni anche gli Agostiniani di Cascia cominciarono a disertare questo luogo di culto, tanto che nel 1459 nominarono un "cercatore" per Santa Croce, segno evidente della volontà di sopperire all'assenza di un presidio stabile sul posto. Nel 1571 il  visitatore apostolico De Lunel, nella sua visita alla diocesi di Spoleto, riferì di aver trovato la chiesa “derutam” e con i redditi goduti dal vicino castello di Roccatamburo.

Seguirono tre secoli in cui fu persa quasi la memoria del luogo tanto che, quando nel 1833 due pastorelli di Roccatamburo rinvennero il dipinto della Madonna ancora leggibile in mezzo ai rovi, si gridò al miracolo. Riprese allora il culto verso questo luogo e con le offerte ricavate dai fedeli fu restaurata la chiesa che da allora prese il nome di Madonna della Stella dalla veste che, indossata dalla Madonna dipinta sulla parete rocciosa, è trapunta di croci a forma di stelle. Da allora l'eremo fu custodito da eremiti volontari, l'ultimo dei quali - ricordato ancora da molti anziani - servì l'eremo dal 1919 al 1949, anno nel quale morì cadendo dall'alto del piazzale antistante le celle monastiche. Il culto mariano è rimasto vivo in tutta la popolazione della montagna e ogni anno, nel mese di maggio, numerose processioni provenienti dai paesi vicini si inerpicano per il ripido sentiero a rinnovare la devozione tramandata attraverso le generazioni.


GLI AFFRESCHI

L'AFFRESCO DELLA MADONNA CON IL BAMBINO PRIMA E DOPO IL RESTAURO

       SANT'ANTONIO ABATE E SAN PAOLO DI TEBE                                                                  LA MADONNA IN TRONO 


Testi e foto da www.lavalnerina.it