Biga di Monteleone


La Biga di Monteleone di Spoleto è uno dei reperti archeologici più importanti del periodo etrusco. Fu trovata nel 1902 a Monteleone di Spoleto in località Colle del Capitano da un contadino intento nei lavori di rinnovo dell’aia della sua casa: mentre spianava un grosso cumulo di terra il terreno gli franò sotto i piedi, scoprendo una tomba a tumulo con i corpi di un uomo e di una donna e con vari oggetti di corredo tra cui due kylix (coppe) attiche a figure nere databili intorno al 530 a.C., grazie ai quali è stato possibile datare la Biga alla seconda metà del VI sec. a.C. 


La Biga è un carro da parata in legno di noce interamente rivestita di lamine di bronzo dorato lavorato a sbalzo. Il timone (circa 2 metri) ha l’attacco coperto da una protome di cinghiale; al termine ha invece una testa di uccello rapace. Poco prima di questa è il giogo per l’attacco dei due cavalli, con due anse terminanti a testa di serpente. Il corpo centrale della Biga è chiuso da tre pannelli, uno centrale e due laterali, che hanno bordi arrotondati e curvilinei. Le ruote, sempre in legno ricoperto di lamine bronzee, hanno nove raggi ciascuna per un diametro di cm. 67. Il mozzo termina con una testa di leone. I pannelli sono decorati con scene a carattere eroico prestate dalla mitologia greca. Sul pannello centrale sono raffigurati una donna (Teti) ed un uomo (Achille) l’una di fronte all’altro, separati da uno scudo bilobato con elmo crestato di tipo corinzio e con protome di ariete. In alto, ai lati dell’elmo, compaiono due uccelli rapaci (aquile o falchi) che volano verso il basso, mentre al di sotto dello scudo c’è un cerbiatto maculato, forse ucciso. La dea veste un lungo chitone ed un mantello che tiene appoggiato sulla testa, mentre Achille è rappresentato nella classica raffigurazione barbata, con capelli lunghi e riccioli che gli cadono sulle spalle, ed indossa un corto chitone e dei gambali, il tutto ricco di decorazioni. Lo scudo bilobato è decorato nella parte superiore da una testa di gorgonie, mentre nell’inferiore è un protome di felino maculato. Sul pannello destro è rappresentato Achille vittorioso in duello su Re Memnone: egli punta la spada sul corpo dell’avversario colpendolo, mentre a terra c’è Antiloco, grande amico di Achille e vittima di Memnone. Sul pannello di sinistra è invece rappresentata l’ascesa al cielo di Achille a bordo di un carro trainato da cavalli alati, sotto il quale giace Polissena sacrificata in suo onore. La fascia al di sotto dei tre pannelli è decorata con figure di animali che si azzannano tra loro, personaggi in corsa e  grifoni. Tra i pannelli laterali e quello centrale vi è un kuros, un giovane nudo in posizione frontale rigida. Il carro rientra in quegli oggetti di tipo santuario che avevano una funzione puramente “rappresentativa": carri del genere erano infatti utilizzati solamente in parate e cortei trionfali ed accompagnavano nella tomba i loro possessori, da ricercarsi sempre tra personaggi di alto rango, proprio a testimonianza di questa loro posizione sociale.



INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DEL 1904

Esportazione all'estero di una biga arcaica scoperta presso Norcia

Il contadino che scoprì la Biga nel suo campo la vendette per poche centinaia di lire a mercanti d’arte  fiorentini. Il carro, dopo una serie di passaggi in Italia, arrivò a Parigi per poi finire esportato clandestinamente in America e donato al Metropolitan Museum di New York dove è tuttora esposto. Ogni tentativo di riavere indietro la Biga, a cominciare dall'interrogazione parlamementare da parte dell'on. Bernabei sotto riportata, è stato sinora vano.


"Qui col trafugamento della Biga di Norcia abbiamo fatto una perdita grandissima. E' assai raro che avvengano scoperte di così alta importanza come questa. Trattasi di un'opera arcaica di squisita arte ionica, che prende subito un posto capitalissimo nella storia dell'arte e che ha importanza storica di prim'ordine, se si pensa al luogo ove fu rimessa alla luce .... (omissis) .... Se l'Amministrazione avesse fatto il proprio dovere non sarebbe stata defraudata la povera gente, nè noi saremmo stati defraudati dei nostri diritti. Perrocchè è singolare questo pervertimento del senso comune. Nessuno ha il minimo pensiero di compassione per il povero scopritore dell'opera antica, se gli fu pagata un prezzo derisorio da chi arrivò primo a comprarla. Invece tutti i giudizi favorevoli del mondo sono per colui che vi fece l'affare, per colui che vi fece larghissimi guadagni, frodando la legge, e speculando sulla decantata nostra miseria, sulla nostra ignoranza e cose simili. E così noi dobbiamo rassegnarci ad essere defraudati, e dobbiamo sopportare che la roba nostra ci sia sottratta...(omissis) .... E' adunque roba nostra quella là!"  

Onorevole Bernabei